I percorsi turistici della Ciociaria e dell’Lazio sono numerosi e di qualità, spesso rappresentano originali occasioni
per scoprire un territorio ricco di storia, arte e tradizioni. Per facilitare il visitatore, abbiamo elencato diversi percorsi, che ti condurranno alla scoperta di alcuni borghi medievale più belli della Ciociaria e del Lazio.
Il nostro Albergo ha formulato varie offerte di soggiorno a Fiuggi, per cogliere l’occasione di visitare Fiuggi, la Ciociaria e il Lazio, con le sue bellezze naturali e culturali.
Vacanze Cultura e Relax 2 giorni 1 notte:
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Euro 70,00 per persona in camera matrimoniale >>>Contatti e Prenotazioni
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Inizia ora il tour che ti condurrà alla scoperta di alcuni borghi più belli della Ciociaria e localita’ turistiche nel Lazio.
CERTOSA DI TRISULTI
Il monastero si trova nel comune di Collepardo, nella diocesi di Alatri, circondato da boschi. Lo si può avvicinare dalla s.s. 155. per Fiuggi con direzione Collepardo, oppure da Veroli direzione Prato di Campoli, con deviazione a S.Maria Amaseno. La strada tortuosa ci offre uno stupendo panorama sull’abbazia. Di qua si può arrivare facilmente anche al santuario della Madonna della Cese, e all’eremo di S. Domenico oppure fare escursioni nel bosco circostante. L’antica abbazia, di cui ora restano purtroppo solo i ruderi, fu fondata attorno l’anno Mille. Nel 1204, quando il monastero passò dai benedettini ai certosini, si costruì l’abbazia attuale, di locazione più pratica. Nel 1211 fu consacrata la chiesa dedicata all’apostolo S.Bartolomeo. Durante i secoli il monastero si è trasformato architettonicamente, e nel 1947 è passato alla Congregazione di Casamari, diventando così cistercense. Oltre alla chiesa, consiglio assolutamente di visitare l’antica farmacia (ora museo), con particolari curiosi, e tromp l’oeil verosimili. Si possono vedere i contenitori in cui si conservavano le erbe medicamentose, nella vetrina le bottigliette in cui si teneva il veleno estratto dai serpenti, notoria componente di alcune medicine, infine lo spazio, riccamente decorato, dedicato alla vendita.
ABBAZIA DI CASAMARI
Si trova nel territorio del comune di Veroli, a 9 km dal centro, sulla via Maria, – raggiungibile facilmente anche dall’autostrada Anagni Fiuggi Terme, sorge l’abbazia di Casamari. Essa fu edificata sulle rovine dell’antico municipio romano denominato Cereatae, perchè dedicato alla dea Cerere. Il nome Casamari è di origine latina e significa “Casa di Mario”, patria del console romano Caio Mario, celebre condottiero, nemico di Silla. L’abbazia fu costruita nel 1203 e consacrata nel 1217. E’ uno dei più importanti monasteri italiani di architettura gotica cistercense. La pianta dell’edificio è simile a quella dei monasteri francesi, mentre la facciata della chiesa presenta all’esterno un grandioso portico. Si entra nel monastero attraverso un’ampia porta a doppio arco. All’interno si trova un giardino la cui parte centrale è occupata dal chiostro. Esso è di forma quadrangolare, con quattro gallerie a copertura semicilindrica. L’aula capitolare è un ambiente formato da nove campate e da quattro pilastri ed è usata per le riunioni. Dal chiostro, grazie a una porta, si entra nella chiesa che è a pianta basilicale a tre navate. Dietro l’altare dell’abbazia troviamo il coro costruito nel 1940. All’interno della struttura ci sono alcune sale duecentesche, che contengono reperti archeologici di epoca romana. Di grande interesse sono: la biblioteca e il museo ricco di opere d’arte.
ANAGNI CITTA’ DEI PAPI
Anagni, famosa fino ad oggi soprattutto per il ruolo avuto come sede papale nel Medioevo e legata alle vicende di Bonifacio VIII, ha ultimamente assunto una notevole importanza anche nel campo delle ricerche preistoriche grazie al rinvenimento di manufatti litici di oltre 700.000 anni fà e di resti fossili di Homo erectus datati 458.000 anni, i più antichi d’Italia.”La Città dei Papi” non solo per essere stata la patria di quattro grandi pontefici: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII; fu infatti anche residenza ufficiale dei Papi che trovavano in Anagni un sicuro rifugio ed una degna sede del loro mandato. La Cattedrale, costruita tra il 1071 e il 1105, converva pressoché immutato il suo carattere romanico-lombardo nella facciata, con l’arco a tutto sesto della “porta Matrona” incorniciato da trecce bizantine e la mole imponente delle absidi del lato nord. Nel lato ovest fù inserito in seguito il corpo gotico della cappella Caetani. All’interno l’architettura è scandita da tre navate, con al fondo chiusura absidale e la cripta sottostante il presbiterio. La navata centrale e il transetto furono risttrutturati in stile gotico alla metà Anagni_Thumb_16del XIII secolo. Il pavimento a mosaico fù eseguito nel 1231 dal celebre Cosma, mentre la sedia episcopale ed il candelabro tortile sono opera di Pietro Vassalletto (1260).
MONASTERO DI MONTECASSINO
Il monastero di Montecassino, fondato da S. Benedetto verso l’anno 529 dell’era cristiana, sorse sulla base di una preesistente fortificazione romana del municipio di Casinum; su questo monte si esercitava ancora il culto pagano in un tempio dedicato ad Apollo e vi era un boschetto sacro con annessa area per i sacrifici. Reso illustre dalla prodigiosa vita e dal sepolcro del suo fondatore, Montecassino ha vissuto lungo i secoli una feconda storia di santità, di cultura e di arte, che lo ha reso celebre nel mondo intero.Distrutto verso l’anno 577 dai Longobardi del duca beneventano Zotone, il monastero rinasce agli inizi del sec. VIII per opera del bresciano Petronace su mandato di papa Gregorio II.S’inizia per l’abbazia cassinese un periodo di grande splendore: vi accorrono il monaco sassone Villibaldo, il monaco Sturmio discepolo di S. Bonifacio, fondatore di Fulda e del monachesimo tedesco, il duca Gisulfo II di Benevento, Carlomanno fratello di Pipino, Ratchis re dei Longobardi, Anselmo futuro abate di Nonantola; nel 787 vi giunge Carlo Magno, che rilascia ampi privilegi.
BORGO MEDIOEVALE FUMONE
Per la sua posizione e per la vicinanza al confine dell’antico Stato della Chiesa, Fumone, dal quale si dominano le vallate del Cosa e del Sacco, fu posto dal papato a sentinella contro le incursioni saracene e normanne. Sembra che il suo nome derivi proprio dal fatto di essere stato centro di segnalazione di eventuali nemici in vista, mediante l’accensione di fuochi su una apposita torre: tesi che ha riscontro nel detto popolare “Si Fumo fumat..Tota Campania tremat…”. Fumone entra nella storia in epoca medievale (sec. IX), ma la leggenda fa risalire le sue origini al re Tarquinio il Superbo che, dopo la cacciata da Roma, sembra che qui trovasse rifugio (sec. V a.C.). Nel corso dei secoli fu dominio papale e la sua fortezza fu anche utilizzata come prigione. Il suo detenuto più illustre fu papa Celestino V, il papa del “gran rifiuto”, rinchiuso nella rocca da Bonifacio VIII, dove trovò la morte nel 1296 in circostanze misteriose.Alla fine del sec. XVII i marchesi Longhi, ai quali era pervenuta la rocca, la restaurarono e trasformarono, creando un magnifico complesso detto “Villa Longhi” con annesso il “giardino pensile”, vera meraviglia: nei suoi viali si alternano piante secolari, aiuole e reperti archeologici.
ALATRI
La più superba acropoli pelasgica dell’area mediterranea domina Alatri, l'”Aletrium” dei romani. Città degli Ernici, entrata in contatto con Roma nel periodo regio (V sec, a.C.) e successivamente municipio romano, sede vescovile, libero comune, dominio della potente famiglia Conti, possedimento dello Stato della Chiesa, Alatri conobbe, nei secoli, momenti di oscurantismo e sottomissioni ma anche fermenti culturali e religiosi. Attualmente Alatri è centro importantissimo per i suoi monumenti archeologici e medioevali. Nota è la sua cinta di mura in opera poligonale, la più bella di quante si conoscano: con sei porte di accesso e tre portelle circonda la città, a volte completata con restauri medioevali e l’aggiunta di torri.Anche l’acropoli (Civita) è cinta da possenti mura ciclopiche ed ha due porte di accesso: Porta Maggiore, con straordinario architrave monolitico e Porta Minore, fornita di un piano inclinato per salire alla platea superiore, dove sorgono il Duomo e l’Episcopio. Nel Duomo è custodita la celebre reliquia dell’Ostia incarnata, miracolo del 1227. Notevoli sono i monumenti dell’età medievale. La chiesa di S. Maria Maggiore con il suo bel rosone a traforo e il campanile a due piani di bifore è il migliore esempio dello stile romanico ogivale.
FERENTINO
Ferentino si erge su un’altura dei monti Ernici in posizione panoramica e il suo territorio è particolarmente ricco di acque sorgive anche di natura solforosa, valorizzate dalle vicine terme. Circondata da mura megalitiche, ben conservate, su cui si aprono porte interessantissime per antichità e struttura, tra le quali la Porta Sanguinaria e la Porta Casamari a doppio arco. La cittadina ha nell’ Acropoli il suo monumento più importante ed anche la testimonianza della sua storia. Sede, in successione, del prefetto romano, del vescovo, del tribuno militare, del podestà, dei rettori di Campagna e Marittima.Munitissima nel periodo medioevale, la rocca di Ferentino (della prima età Sillana) rimane ancor oggi un capolavoro di ingegneria civile e un’opera d’arte di potente bellezza. Sulla sua spianata sorgono la Cattedrale e il Palazzo del Vescovado. La cattedrale, di architettura romanica, custodisce pregevoli opere dei Cosmati. Tra le altre bellissime chiese, citiamo S. Maria Maggiore (XIII sec.) elegante nelle sue forme di gotico ogivale, fondata dai monaci cistercensi. Tra le opere di epoca romana, segnaliamo il particolarissimo testamento di Aulo Quintilio Prisco, sepolcro rupestre e rarissimo monumento epigrafico, a forma di edicola, scolpito nella viva roccia.
GUARCINO
Guarcino, l’antica “Varcenum” degli Ernici, sorta come rifugio dei pastori della zona, è conosciuta come “luogo pieno di acque”. Ai tempi dei Romani in Guarcino erano stati eretti templi di Marte e di Apollo che, con l’avvento dell’era cristiana, vennero sostituiti con le Chiese dedicate alla Madonna e a S.Michele Arcangelo. L’isolamento dei luoghi attrasse molti eremiti e nel suo viaggio da Subiaco a Montecassino S.Benedetto attraversò Guarcino ed ebbe contatti con gli eremiti che vivevano nella zona. Sant’Agnello Abate, nato a Napoli nel 535, venne come eremita nella Valle del Cosa. Visse per ben sette anni in una grotta sui monti della cittadina, fondando un ospedale alle porte di Guarcino, rimasto attivo per oltre sette secoli. Morì nel 595 all’età di 60 anni. Dal XV secolo Sant’Agnello fu proclamato Patrono della Città. Guarcino presenta ancora l’originaria struttura medievale. Nella parte meridionale della vecchia cinta muraria si può ammirare la grande arcata a sesto acuto che sorregge l’antico palazzo del Cardinale Tomassi. Il centro storico è ancora praticamente integro con le caratteristiche costruzioni medievali, portali, finestre a bifora e trifora, muri in pietra viva.Un episodio legato alla lunga lotta tra papato ed impero è quello riguardante la disfida, avvenuta sotto le mura di Guarcino nel 1186, tra un milite dell’esercito di Enrico VI (figlio di Federico Barbarossa), che assediava la città, e un cavaliere di Guarcino di nome Malpensa.
GROTTE DI COLLEPARDO
Le Grotte di Collepardo, sia aprono a circa 30m al di sopra del torrente Fiume, che nel corso di milioni di anni ha modellato la vallata in cui scorre. La cavità si compone di un ambiente maggiore e di una sala minore ora chiusa al pubblico, per salvaguardare la piccola colonia di pipistrelli che la popola, soprattutto durante il letargo.Lo spettacolo delle stalattiti e delle stalagmiti, creato dallo stillicidio delle acque nel corso dei millenni, è di una bellezza ineguagliabile, che ha assunto caratteri straordinari ed incredibili.Per la singolarità delle forme che riecheggiano figure umane e di animali, ora reali ora fantastici, le grotte di Collepardo sono state, da tempo immemorabile.Esse sono importanti anche dal punto di vista paleontologico, infatti vi sono stati rinvenuti numerosi reperti di fauna pleistocenica (Cervus elaphus) e reperti scheletrici umani dell’età del bronzo (1600 – 1400 a.C.).minate “Grotte dei bambocci”.
PIGLIO (La starda del Vino)
A pochi minuti di distanza le città di Anagni ed Alatri e quella termale di Fiuggi. Il paese è al centro di una serie di borghi medievali costruiti sulle pendici del monte Scalambra a guardare la valle del Sacco che si estende al di sotto, dove si ammira un panorama ricco di vigneti e oliveti. Il borgo si articola su una serie di stradine che conducono al punto più alto ove si trova il Castello che svetta in cima a tutte le abitazioni, confinato dalle antiche porte di accesso al paese. Il centro conserva la sua struttura a spina di pesce e le stesse abitazioni costruite sui bordi della collina in forte pendio avevano funzioni difensive, in assenza di mure di cinta.La tradizione olivicola e vitivinicola, con la produzione in particolare del Vino DOCG Cesanese del Piglio, caratterizza fortemente il territorio. Posto nel cuore della Strada del Vino Cesanese, oltre alla più conosciuta Cantina Sociale, sono numerose le aziende agricole visitabili che consentono la scoperta di un’arte produttiva piena di fascino.Il Castello, la Villa Romana e numerosi edifici di culto, dal Convento di S. Lorenzo con il beato Andrea Conti che spicca in alto e il santuario della Madonna delle Rose posto verso la valle e ben altri 15 edifici più o meno conosciuti, aggiungono un importante patrimonio storico.Tutt’attorno la possibilità di praticare escursioni sul sentiero europeo E1 e di percorrere lunghe passeggiate immersi nella natura, in particolare lungo la pista ciclabile che si estende per oltre 20 Km.
SANTUARIO S.S. TRINITA’ VALLEPIETRA
Vallepietra è un piccolo comune con meno di 400 abitanti della provincia di Roma, da cui dista 96 km, confinante con l’Abruzzo e 15 Km da Fiuggi Terme. Nel suo territorio si trova l’importante ed antico Santuario della Santissima Trinità, a 1337 m. sulla parte ad Ovest del Monte Autore (1885 m.), posto alla base di una enorme parete rocciosa.Molte sono le ipotesi sulla sua origine, ma la leggenda più tradizionale e conosciuta, narra di un contadino che arando il terreno sul Colle della Tagliata vide improvvisamente cadere nel sottostante precipizio i suoi due buoi e l’aratro. Con grande meraviglia, scendendo a valle, ritrovò miracolosamente gli animali vivi davanti una grotta dove vi era un dipinto raffigurante la Santissima Trinità e notò che l’aratro era rimasto incastrato, in alto, nella grande parete rocciosa. Da quel momento iniziò un continuo pellegrinaggio che continua da secoli. La Festa della Santissima Trinità è la domenica seguente la Pentecoste, mentre il Santuario è aperto dal 1 maggio al 31 ottobre.Per maggiori informazioni sito web ufficiale:www.santuariovallepietra.it
GROTTE DI PASTENA
Le Grotte di Pastena, scoperte nel 1926 dal barone Carlo Franchetti e rese turistiche a partire già dal 1927, sono annoverate tra i maggiori complessi speleologici della nostra penisola. L’area in cui sono situate risulta una delle più pittoresche della Ciociaria, dove l’inclemenza degli eventi geologici ha determinato la formazione di un paesaggio tipico, paragonabile al Carso Friuliano, bizzarre forme di erosione e pianure legate ad antichi laghi carsici. Il percorso turistico, che si articola tra un ramo attivo inferiore, dove scorre un fiume sotterraneo, ed un ramo fossile superiore, ricco di concrezioni calcistiche, mostra ambienti di particolare interesse, unici per maestosità e mistero. Le stupende grotte di Pastena vanno sicuramente annoverate tra le risorse naturali più significative della provincia di Frosinone, sia per la maestosità ed il mistero degli scenari, sia per l’estensione delle diramazioni. Sin dal 1926 le Grotte di Pastena costituiscono un richiamo continuo e costante per tanti visitatori, spinti non solo dalla passione per il naturalismo ma anche dalla curiosità di vedere stalattiti e stalagmiti in bella composizione, poste in fondo ad una valle verdeggiante ed un paese lontano dalle grandi vie di comunicazione,e, quindi, ancor più unico e caratteristico. Per maggiori informazioni visitare il sito web ufficiale:www.grottepastena.it
ISOLA DEL LIRI LE SUE CASCATE
Isola del Liri è una cittadina del Lazio, di 12.176 abitanti, in provincia di Frosinone. Fino al 1927 faceva parte della provincia di Terra di Lavoro e precedentemente, fino al 1861, appartenente al Regno di Napoli prima e poi al Regno delle Due Sicilie.Dal 1863[1] fu chiamata ufficialmente Isola di Sora, fino al 1869 quando ottenne il nome attuale con regio decreto n. 5162 del 21/06/1869. Il nome deriva dal fiume Liri che l’attraversa, il quale, dividendosi in due rami forma appunto un’isola. Il Liri, nel centro del paese, forma la Cascata Grande, uno dei pochi salti naturali Italiani. Ogni anno a luglio si tiene il Liri Blues Festival. La cascata di Isola del Liri sorge al centro di un piccolo borgo medioevale ed è alta circa 27 metri.Nasce dalla una biforcazione del fiume Liri, diviso da una roccia in prossimità del Castello Boncompagni-Viscogliosi. Il lato sinistro della biforcazione forma appunto la cascata del Liri mentre il braccio destro forma anch’esso una cascata, ma meno spettacolare, che viene utilizzata per alimentare un impianto di produzione elettrica.
CAMPOCATINO LOCALITA’ SCIISTICA IN PROVINCIA DI FROSINONE
Piccola località che sorge tra i monti Ernici e Cantarici, Campocatino è la stazione sciistica del comune di Guarcino, in provincia di Frosisone, dista solo 22 kilometri da Fiuggi Terme, 30 minuti di automobile. Campocatino dispone di una moderna seggiovia quadriposto e tre skilift. Le piste sono tracciate in una conca carsica posta a 1800 metri di quota il che, considerata anche la buona esposizione, rende l’innevamento sempre soddisfacente.Da segnalare la pista Canalino, servita dalla seggiovia, e la pista Vermicano; questi tracciati, percorsi di seguito, formano una bella pista lunga 1500 metri. Per i più piccoli è presente un campo scuola servito da skilift.Impianti di risalita: 4.
CAMPO STAFFI LOCALITA’ SCIISTICA IN PROVINCIA DI FROSINONE
Campo Staffi è una delle più antiche stazioni sciistiche del Lazio. Con i suoi impianti, 1 seggiovia triposto, e 6 sciovie assicura una portata complessiva di 8000 persone ora. Le piste di discesa sono collocate tra i 2000 e i 1500 mt. e variano di difficoltà per soddisfare le esigenze di qualsiasi sciatore, esperto o meno bravo, e sono curate quotidianamente grazie a moderni battipista.Vi sono, inoltre, 2 anelli per 10 Km per gli amanti dello sci di fondo. E’ presente una Scuola di Sci con sei Maestri. La Stazione si avvale di un efficiente servizio di Soccorso su Pista (ASSPISTE) con un attrezzato locale di Pronto Soccorso.
MONASTERO DI SAN BENEDETTO SUBIACO
Il II Libro de “I Dialoghi” di San Gregorio Magno racconta che San Benedetto fondò nella valle sublacense dodici cenobi, abitati da altrettanti monaci. Egli andò a vivere in un luogo poco distante, situato nella villa neroniana, posta sulla riva destra dell’Aniene: questo fu il primo monastero, che si chiamò “San Clemente”. San Benedetto dedicò a papa Silvestro un altro monastero, che più tardi si chiamerà “Santa Scolastica”. Nel IX secolo fu distrutto dai Saraceni: papa Gregorio IV lo riedificò, Leone IV lo completò e Benedetto VII lo consacrò col nome di San Benedetto e Santa Scolastica. Nel X secolo, sotto l’abate Leone III, fu costruita una grande e nuova chiesa in stile romanico. Nel secolo XI l’abate francese Umberto edificò il campanile, il dormitorio dei monaci, una sala comune riscaldata e una parte del chiostro con colonne di marmo. Successivamente Giovanni V, considerato l’abate più grande tra tutti gli abati di Subiaco, dotò il monastero di altri locali, che divennero ancora più numerosi sotto l’abate Romano.
VILLA ADRIANA TIVOLI – ROMA
La Villa Adriana di Tivoli fu costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano come sua residenza imperiale lontana da Roma, ed è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana, essendo vasta come e più di Pompei (almeno 80 ettari).Entrata nel novero dei Monumenti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 1999, Villa Adriana condivide con molti altri celebri siti archeologici il paradosso di essere nota e scavata da più di cinquecento anni, pur rimanendo in gran parte sconosciuta nella sua sostanza.Villa Adriana visse fino alla tarda antichità e, dopo esser stata saccheggiata da Totila, conobbe lunghi secoli di oblio, durante i quali divenne “Tivoli Vecchio”, ridotta a cava di mattoni e di marmi per la vicina città di Tivoli, importante sede vescovile. Alla fine del Quattrocento, Biondo Flavio la identificò nuovamente come la Villa dell’Imperatore Adriano di cui parlava l’Historia Augusta, e nello stesso periodo Papa Alessandro VI Borgia promosse i primi scavi all’Odeon, durante i quali vennero scoperte le statue di Muse sedute attualmente al Museo del Prado di Madrid. La sua fama fu consacrata da Papa.
VILLA D’ESTE TIVOLI – ROMA
Villa d’Este, capolavoro del giardino italiano e inserita nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, con l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei del manierismo e del barocco.Il giardino va per di più considerato nello straordinario contesto paesaggistico, artistico e storico di Tivoli, che presenta sia i resti prestigiosi di ville antiche come Villa Adriana, sia un territorio ricco di forre , caverne e cascate, simbolo di una guerra millenaria tra pietra e acque. Le imponenti costruzioni e le terrazze sopra terrazze fanno pensare ai Giardini pensili di Babilonia, una delle meraviglie del mondo antico, mentre l’adduzione delle acque, con un acquedotto e un traforo sotto la città, rievoca la sapienza ingegneresca dei romani.Il cardinale Ippolito II d’Este, dopo le delusioni per la mancata elezione pontificia, fece rivivere qui i fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fointanebleau e rinascere la magnificenza di Villa Adriana. Governatore di Tivoli dal 1550, carezzò subito l’idea di realizzare un giardino nel pendio dirupato della “Valle gaudente”, ma soltanto dopo il 1560 si chiarì il programma architettonico e iconologico della Villa, ideato dal pittore-archeologo-architetto Pirro Ligorio e realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani. Le sale del Palazzo vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. La sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale (1572).Dal 1605 il cardinale Alessandro d’Este diede avvio ad un nuovo programma di interventi per il restauro e la riparazione dei danni alla vegetazione e agli impianti idraulici, ma anche per creare una serie di innovazioni all’assetto del giardino e alla decorazione delle fontane. Altri lavori furono eseguiti negli anni 1660 – 70, quando fu coinvolto lo stesso Gianlorenzo Bernini.Nel XVIII secolo la mancata manutenzione provocò la decadenza del complesso, che si aggravò con il passaggio di proprietà alla Casa d’Asburgo. Il giardino fu pian piano abbandonato, i giochi idraulici, non più utilizzati, andarono in rovina e la collezione di statue antiche, risalente all’epoca del Cardinal Ippolito, fu smembrata e trasferita altrove.Questo stato di degrado proseguì ininterrotto fino alla metà del XIX secolo, quando il cardinale Gustav von Hohelohe, ottenuta in enfiteusi la villa dai duchi di Modena nel 1851, avviò una serie di lavori per sottrarre il complesso alla rovina. La villa ricominciò così ad essere punto di riferimento culturale, e il cardinale ospitò spesso, tra il 1867 e il 1882, il musicista Franz Liszt (1811 – 1886), che proprio qui compose Giochi d’acqua a Villa d’Este, per pianoforte, e tenne, nel 1879, uno dei suoi ultimi concerti.Allo scoppio della prima guerra mondiale la villa entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu aperta al pubblico e interamente restaurata negli anni 1920-30. Un altro radicale restauro fu eseguito, subito dopo la seconda guerra mondiale, per riparare i danni provocati dal bombardamento del 1944. A causa delle condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli, i restauri si sono da allora susseguiti quasi ininterrottamente nell’ultimo ventennio (fra questi va segnalato almeno il recente ripristino delle Fontane dell’Organo e del “Canto degli Uccelli”).
CASTEL GANDOLFO – ROMA
Castel Gandolfo , confidenzialmente Castello nei dialetti dei Castelli Romani, Castrum Gandulphi in latino) è una città italiana di 9.037 abitanti, della provincia di Roma, nell’area dei Castelli Romani, nel Lazio. Il centro abitato è stato eletto uno de I borghi più belli d’Italia.La città (talvolta erroneamente indicata con il nome Castelgandolfo) è conosciuta soprattutto per la presenza della residenza estiva dei Papi, alla quale fanno corona molte altre residenze estive, ville e villini edificati a partire dal XVII secolo, che rendono Castel Gandolfo una delle località di villeggiatura più rinomate del Lazio. Il suo territorio include quasi tutto l’arco costiero del Lago Albano, che ospita tra l’altro lo Stadio Olimpico di Canottaggio CONI. Vi sono inoltre vari luoghi di interesse archeologico, tra cui vanno ricordati l’Emissario del Lago Albano ed i resti della villa albana di Domiziano, nonché naturalistico, dato che la zona è inclusa nel perimetro del Parco regionale dei Castelli Romani.Non mancano infine punti di interesse artistico, come la collegiata pontificia di San Tommaso da Villanova, edificata da Gian Lorenzo Bernini.